Per non dimenticare il Dr. Giuseppe De Donno, il medico eroe ai tempi del covid ucciso da suicidio

 

Per non dimenticare il Dr. Giuseppe De Donno, il medico eroe ai tempi del covid ucciso da suicidio

Perché un medico italiano che aveva trovato un modo economico ed efficace per curare il Covid, si sarebbe improvvisamente tolto la vita? Il 27 luglio 2021 il dottor Giuseppe De Donno fu trovato senza vita da alcuni membri della famiglia nella sua casa di Eremo, una frazione del comune di Curtatone, vicino a Mantova, Italia. È stato trovato impiccato, senza lasciare alcun biglietto.


Il suo apparente suicidio rimane inspiegabile. La tragedia che ha coinvolto l'ex primario di pneumologia dell'ospedale Carlo Poma di Mantova e vero pioniere del Covid, è stata inizialmente ignorata dai media mainstream.

De Donno era stato promotore della plasmaferesi terapeutica, balzata agli onori della cronaca nel 2020 durante il primo periodo di blocco quando, per primo, insieme a Massimo Franchini, responsabile dell'Immunoematologia e Trasfusione del Carlo Poma, aveva iniziato a trattare i pazienti del Covid con la terapia del plasma iperimmune.


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Il trattamento prevedeva l'infusione di sangue di coloro che erano stati infettati dal Coronavirus, opportunamente trattati, in altri pazienti infetti. Nel periodo marzo-aprile 2020, all'ospedale di Mantova, a circa 58 malati terminali di Coronavirus è stata fatta la trasfusione con 200 cc di plasma dei pazienti guariti dal Covid-19, ricco di anticorpi immunizzanti, e tutti si sono salvati. La terapia ha mostrato risultati stellari.

"Il plasma è democratico perché sono le persone che donano il plasma a salvare le persone. Probabilmente ad alcuni non piacerà", ha commentato De Donno sulla sua terapia salvavita.

De Donno ha anche ignorato il divieto del ministro della Salute Roberto Speranza sulle autopsie che hanno portato alla sua scoperta dei microtrombi nelle embolie polmonari. Nel maggio 2020, lo pneumologo si è trovato a dover rispondere a ripetute chiamate dei NAS incaricati di raccogliere informazioni sul caso di una donna incinta guarita dal Covid-19 grazie alla somministrazione di plasma all'ospedale Carlo Poma.

Il NAS è un ente che dipende dal Ministero della Salute con il compito di "vigilare sulla normativa igienica" a seguito di accordi tra Ministero della Salute, Ministero della Difesa e Comando Generale dei Carabinieri.


Giuseppe De Donno ha raccontato come i NAS abbiano cercato di fargli pressione: "I NAS hanno fatto una semplice telefonata all'ospedale per raccogliere informazioni sommarie su quello che stavamo facendo. Dopo quella telefonata non ho saputo più nulla e sono passati alcuni giorni". Il trattamento al plasma è stato utilizzato anche su un altro giovane paziente per una seconda infusione e le telefonate per i NAS hanno cominciato improvvisamente a moltiplicarsi.

Sui social media, De Donno ha scritto: "Se qualcuno pensa di scoraggiarmi non ci riuscirà. Oggi, dopo l'infusione di plasma iperimmune, il paziente stava molto meglio. La febbre è quasi scomparsa. Ossigenazione migliorata. Meno ore di ventilazione meccanica. Tutto come da protocollo. Non sempre riusciamo a salvare tutti. Ma il più delle volte sì. E se qualcuno vuole cercare di intimidirmi, dovrà rispondere alla sua coscienza. La mia è molto chiara".

De Donno non si è arreso e ha continuato a investire energie e risorse sul suo trattamento al plasma tanto che, sempre nel maggio 2020, è riuscito a ottenere un finanziamento per la ricerca del suo metodo all'Università di Pavia. Anche il ministero della Salute iniziò ufficialmente a testare il trattamento al plasma e l'ospedale di Pisa prese in mano il progetto, mettendo completamente da parte l'ospedale Carlo Poma di Mantova e ignorando De Donno, nonostante stesse lavorando alla plasmaterapia da diversi mesi e vedesse risultati positivi.

"Non ci sono ragioni scientifiche per questo. Credo che le ragioni siano da ricercare in un altro settore", disse il medico. Ben presto non si parlò più di plasmaterapia e fu l'inizio di una vera e propria censura sui risultati del trattamento e dell'emarginazione e persecuzione di De Donno.


E nell'aprile dello scorso anno l'Amministrazione Nazionale del Farmaco bocciò la plasmaterapia iperimmune di De Donno sulla base di una sperimentazione conferita a un ospedale di Pisa.  A Mantova invece, dei 46 pazienti, 43 erano guariti e 3 erano morti. Molti sostengono che i funzionari erano ostili al professor De Donno perché il plasma costa poco.

Calunniato, declassato, ignorato, messo all'angolo e deriso dai virologi televisivi, i nuovi protagonisti sugli schermi italiani, De Donno si è dimesso dall'ospedale di Mantova ai primi di giugno 2021 e a luglio ha deciso di aprire uno studio come medico generico. "Non me ne può fregare di meno del potere, della fama, di andare in televisione. Sono un medico di campagna che è sempre stato un medico di campagna e spero di tornare al più presto nel massimo anonimato visto che fino a un mese fa ero anonimo. Questo è il mio obiettivo. L'unica cosa che conta per me è che mi diano gli strumenti per salvare la gente".

La sua morte improvvisa e tragica ha messo in allarme i critici dei vaccini perché ci sono troppi elementi che non quadrano. Le indagini sono in corso ma alcune prove saltano all'occhio anche al lettore meno attento. Alla luce di questo improvviso "suicidio", le sue osservazioni a Maglie (Lecce) nel giugno 2020 diventano ancora più inquietanti: "Sono molto franco: c'era e c'è la volontà di nascondere questo trattamento. Se guardate i media si parla solo di vaccini, mentre il trattamento al plasma non costa quasi nulla. Un certo partito politico ha cercato di mettermi a tacere. Ma con me, in questo modo, si ottiene l'effetto contrario", ha concluso il medico.

"Sono morte circa 34 mila persone, ma i nostri risultati ci dicono che avremmo potuto salvarne almeno la metà". Queste dichiarazioni non lasciavano certo presagire riflessioni suicide ma, piuttosto, la voglia di fare bene.  Sulla sua pagina Facebook il professore aveva scritto: "La democrazia non è un'opzione".

La leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, si è detta colpita e rattristata dalla tragica notizia della morte del dottor Giuseppe De Donno. Carlo Bottani, sindaco di Curtatone e amico intimo del medico, lo staff di pneumologia dell'ospedale di Mantova e tutti coloro che avevano avuto modo di apprezzare la sua onestà e integrità morale, hanno espresso la loro incredulità riguardo al suo "suicidio".

Spetta al colonnello Antonello Minutoli, comandante provinciale dei carabinieri di Mantova, coordinato dalla Procura di Mantova, l'onere di escludere ogni responsabilità civile.

Gabriele Ansaloni, famoso conduttore televisivo italiano è irremovibile: "L'hanno ucciso loro. De Donno è una vittima di chi ha decretato questo massacro a cui stiamo assistendo, dovrebbe essere fatto santo".

E aggiunge: "Un sacchetto di plasma costa 80 euro. [...]. Avrebbe aiutato i malati a rispondere [alle cure], a guarire. [...] Avrebbe salvato delle vite, se lo avessero lasciato lavorare. Avrebbe salvato tutti. Ma lo scopo non è salvarli", ha detto Ansaloni.

"Con questo gesto De Donno ha motivato ancora di più noi che crediamo nell'umanità e non nel profitto, nel guadagno della medicina. [...] Ci vogliono annientare, annientare tutto il buono che c'è".


freewestmedia 

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