L'#Italia ai tempi del #Covid è anche il Paese degli obblighi surrettizi, non proclamati de iure ma imposti de facto. Lo si è visto in modo palese negli scorsi mesi (prima del #decreto su over 50 e alcune categorie di lavoratori) con i #sieri anti Covid, inoculati in modo forzoso ma senza un provvedimento formale che sancisse la costrizione. A portare le persone verso gli hub vaccinali è stata l'introduzione di una certificazione, il #GreenPass, ottenibile grazie all'iniezione e necessaria per accedere ai luoghi della vita sociale.
Lo stesso meccanismo intrinsecamente ipocrita è stato applicato, prima ancora dei sieri, sui medici italiani alle prese con le cure all'infezione. È storia arci-nota che i #protocolli del #Ministero della Salute raccomandino sin dalla primavera del 2020 la combo #tachipirina e #vigileattesa per i pazienti sintomatici. Un trattamento che la storia sembra aver già condannato a favore di cure domiciliari che nella pratica si sono dimostrate sicure ed efficaci. Nessun #obbligo, all'apparenza, sulla prescrizione di determinate #terapie. Solo quella raccomandazione che in concreto rappresenta una sudditanza per i camici bianchi, chiamati ad attenersi alle regole per evitare ritorsioni da parte dei piani alti. Così è stato eretto una sorta di totem incarnato da protocolli che i medici devono rispettare lavorando un po' come robot.
La spiegazione in diretta del dottor #AndreaStramezzi, intervenuto ai microfoni di #FabioDuranti e Francesco Vergovich a Un Giorno Speciale.
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